L’Agronomo segnala che…

etichette-carni-fotogramma-k0bD--258x258@IlSole24Ore-WebBraciole e arista di maiale come pure cosciotti e carrè di agnello hanno da oggi la carta di identità e non potranno più circolare confezioni senza le informazioni obbligatorie. I consumatori di carne di suino, ovino e volatile da oggi possono leggere in etichetta le informazioni relative al luogo in cui l’animale è stato allevato e macellato. «La trasparenza delle etichette è un nuovo stimolo per il miglioramento della qualità - afferma Confagricoltura -. Ora occorre continuare a lavorare con impegno per favorire la tutela....

di Emanuele Scarci - Il Sole 24 Ore - leggi 

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1c7e3187-e854-4b94-bf6e-44e200ecc1daIn vista dei prossimi bandi del nuovo PSR 2014-2020 è necessario chiarire alcuni termini che spesso sono presenti nelle misure che vengono approvate tramite PSR.
Prima di tutto è necessario chiarire la differenza fra Imprenditore Agricolo Professionale (IAP) e Coltivatore Diretto (CD).
La figura dell’imprenditore agricolo è oggi descritta nel decreto legislativo 228 del 2001
“E’ imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attivita': coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attivita’ connesse. Per coltivazione del fondo, per selvicoltura e per allevamento di animali si intendono le attivita’ dirette alla cura ed allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine.
Registrarsi come imprenditore agricolo professionale IAP è possibile solo se il lavoratore autonomo dedica almeno il 50% del proprio tempo lavorativo e che ricavi dalle attività medesime almeno il 50% del suo reddito annuo. Percentuale che scende al 25% del proprio tempo lavorativo e che ricavi dalle attività medesime almeno il 25% del suo reddito annuo se lo IAP opera in zone considerate svantaggiate.
Oltre a questi due requisiti, l’imprenditore agricolo deve essere in possesso delle qualifiche professionali necessarie per portare avanti la sua attività agricola.
In linea generale, sono riconosciute come competenze professionali necessarie tre anni di lavoro in un’azienda agricola, oppure il possesso di un titolo di studio come una laurea o un diploma superiore ad indirizzo agrario o assimilabile. Il riconoscimento di status di imprenditore agricolo è utile ai fini della tassazione e delle agevolazioni regionali.
L’imprenditore agricolo è obbligato all’iscrizione al registro delle imprese. L’iscrizione va presentata entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.
La modulistica predisposta è divisa in due tipi, a seconda se a presentare l’istanza è una persona fisica o una società. I modelli possono essere scaricati dal sito dell’ Agenzia delle Entrate oppure dal sito delle Finanze.
Da ricordare che ogni attività agricola ha un codice identificativo ATECO. L’imprenditore commerciale è obbligato all’uso dei libri contabili. Gli imprenditori agricoli singoli e le società agricole semplici non hanno l’obbligo di tenere le scritture contabili (art. 2214).

La figura professionale del coltivatore diretto è un lavoratore autonomo impegnato nella coltivazione diretta di unterreno agricolo. Il fondo non necessariamente deve essere di proprietà, può essere affittato e la normativa comprende anche le attività di allevamento.
Per essere riconosciuti tali e per poter essere iscritti nell’appositasezione dell’I.N.P.S., il coltivatore diretto deve impiegare un minimo di 104 giorni lavorativi all’attività e deve essere svolto con abitualità e prevalenza. I lavori necessari devono inoltre esse svolti dal nucleo familiare per almeno un terzo.
Per l’iscrizione negli elenchi dei coltivatori diretti è necessario presentare all’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale) un apposito modello denominato CD1 (dichiarazione aziendale relativa alla conduzione d’impresa diretto coltivatrice (art. 14 della Legge 233/90) entro 90 giorni dalla data d’inizio attività.
Quindi tale figura sociale è riconosciuta a chiunque svolga abitualmente e manualmente la propria attività agricola, di allevamento e attività connesse, a condizione che sia in grado di assicurare, da solo o con il proprio nucleo familiare, almeno un terzo della forza lavoro complessiva richiesta dalla normale conduzione, a qualunque titolo (proprietario, affittuario, usufruttuario, enfiteuta, dell’azienda agricola.
Il coltivatore diretto, a differenza di un imprenditore agricolo professionale che si avvale di manodopera salariata, impiega nella conduzione del suo fondo esclusivamente o prevalentemente manodopera familiare.

Altro termine che ricorre spesso nei bandi del PSR è il termine ULA, acronimo di Unità Lavorative Anno ovvero quante ore/giornate sono necessarie per essere considerato IAP o CD.
Se per il CD ci vogliono 104 giornate per lo IAP le cose cambiano.
La legislazione ha fissato per un lavoratore agricolo monte ore annuo di 1800 ore, quindi per uno IAP 900 ore(50% del proprio tempo lavorativo), che corrispondono a 140 giornate.
Il requisito del tempo dedicato risulta dalle dimensioni delle coltivazioni e/o dagli allevamenti a cui si dedica il richiedente; attraverso le “tabelle regionali dei valori medi di impiego di manodopera”, che riportano il fabbisogno di manodopera per ettaro di superficie o per capo allevato espresso in giornate/anno.
Nel caso l’azienda sia ubicata in Zona Svantaggiata, la percentuale del fabbisogno di manodopera è ridotto al 25 % (quindi 450 ore, che corrispondono a 70 giornate).
Ogni Regione ha le sue Tabelle ULA basta fare una semplice ricerca all’interno del sito della Regione di appartenenza per trovarle. In linea generale nei bandi dello scorso PSR 2007-2013 a tutti i nuovi imprenditori agricoli veniva richiesto un monte ore pari a 1800 per poter diventare imprenditore agricolo. Si presume che la stessa regola venga applicata per il prossimo PSR. Quindi tutti coloro che intendono diventare imprenditore agricolo professionale dovrebbero iniziare già a pensare a come poter raggiungere questo monte ore, attraverso le potenzialità della propria azienda agricola.
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???????????????????????????????Il Commissario Giuseppe Silletti ha presentato qualche giorno fa la propria relazione e il piano anti Xylella alle Camere, intanto però fuori montava la polemica.

Polemica dovuta all'inchiesta giudiziaria della procura di Lecce con le dichiarazioni del procuratore Elsa Valeria Mignone che ha denunciato l'impossibilità di continuare nelle indagini su uno dei filoni, ovvero quello dell'Istituto Agronomico Mediterraneo che gode di immunità. Secondo la pm, come riportato da Famiglia Cristiana, la legge che lo istituì nel 1965 e le modifiche apportate nel 2000 prevedono il divieto di accesso, di perquisizione, di sequestro e di confisca.

Intanto presunti santoni stanno andando in giro per il Salento proponendo "medicine" miracolose. Oltre a panacee e intrugli di composizione ignota, pare che alcuni soggetti si aggirino proponendo anche la vendita di antibiotici (ricordiamo che Xylella è un batterio), il cui utilizzo però è assolutamente vietato in agricoltura.

Nel frattempo Il Piano anti Xylella era stato delineato, frazionando il Salento in zone e suddividendo in due parti nette il territorio con una fascia di eradicazione nella provincia di Lecce dello spessore di 15 km che va dall'Adriatico allo Ionio e ricomprende i comuni di Arnesano, Campi salentina, Carmiano, Copertino, Guagnano, Lecce, Leverano, Monteroni di lecce, Nardò, Novoli, Porto Cesareo, Salice Salentino, Squinzano, Surbo, Trepuzzi e Veglie.

Le prime eradicazioni sarebbero dovute cominciare da Oria, nel brindisino, a partire dai primi di aprile ma il Tar ha bloccato tutto.

Con decreto cautelare pubblicato il 27 marzo, la sezione di Lecce del Tar di Puglia, accogliendo il ricorso dell'avv. Giovanni Pesce, ha bloccato l'eradicazione degli ulivi con sospetto contagio da Xylella Fastidiosa nel terreno di proprietà dello stesso avvocato. Ne dà notizia il legale. Il Tar ha "accolto - riferisce l'avvocato - l'istanza di misure cautelari monocratiche quanto all'eradicazione degli alberi di ulivo". Fissata al 9 aprile l'udienza per discutere sulla richiesta di sospensiva avanzata dal legale.

Il ricorso d'urgenza, con il quale si chiedeva al Tar di fermare l'avvio dell'abbattimento degli ulivi infetti da Xylella, previsto dal 30 marzo prossimo, era stato depositato ieri dagli avvocati Giovanni e Guido Pesce, proprietari di un uliveto con un centinaio di piante a Oria (Brindisi). In particolare sono stati impugnati tutti gli atti del commissario straordinario, Giuseppe Silletti, i verbali di accertamento, le ordinanze, e sono state chieste verifiche più approfondite di tipo documentale e sulle piante.

Secondo quanto emerso dall'approfondimento fatto dai due legali, c'era conoscenza dell'esistenza della Xylella dal 2008, mentre la Regione Puglia ne sarebbe stata consapevole dal 2013.

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downloadIl ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina aveva indicato tra le priorità dell'agricoltura la semplificazione. E al Vinitaly di Verona sono stati presentati i primi risultati del progetto che prevede una robusta sforbiciata agli adempimenti burocratici. È infatti operativo l'invio con un semplice click della domanda di richiesta di aiuti Pac precompilata. Come avviene per il modello 730 l'agricoltore autonomamente o con l'assistenza dei Caa (centri autorizzati di assistenza agricola) può dare conferma dei dati o correggere le informazioni contenute. Il primo invio all'Agea è stato effettuato dalla kermesse scaligera dal ministro Martina (erano presenti Ezio Castiglione, presidente di Ismea che ha un ruolo chiave nella gestione di Annamaria Capparelli - Il Sole 24 Ore - leggi

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vino-cantine-italia-U101753536568uC--258x258@IlSole24Ore-WebUn primo colpo di scure sulla burocrazia del settore vino. Il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, ha firmato il decreto attuativo del provvedimento “Campolibero” (il dl 91/2014) che consente la “dematerializzazione” dei registri di carico e scarico nel settore vitivinicolo. Il provvedimento rappresenta inoltre il primo step sul percorso di sburocratizzazione avviato nel settore vitivinicolo e che conoscerà una seconda tappa importante nei prossimi giorni nel corso del Vinitaly di Verona (dal 23 al 25 marzo prossimi) quando sarà presentata di Giorgio dell'Orefice - Il Sole 24 Ore leggi

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VineyardLa Riforma della Pac 2015-2020 introduce rilevanti novità per il settore viticolo, in particolar modo con riferimento al Primo pilastro (pagamenti diretti e Ocm). Di fatti, la viticoltura era finora rimasta completamente esclusa dagli aiuti diretti della Pac e il sostegno al settore era affidato all’apposito Programma di sostegno contenuto nel Regolamento sull’Ocm unica.
La grande novità introdotta dalla riforma prevede l’assegnazione di pagamenti diretti anche alle superfici viticole. Vediamo quali saranno i principali cambiamenti che interesseranno il comparto viticolo a partire dal 2015.

Criteri di assegnazione
La Riforma dei pagamenti diretti prevede innanzitutto una nuova assegnazione dei diritti (o titoli) all’aiuto, che avverrà sulla base della Domanda Unica (DU) 2015. La maggiore novità che interessa in particolar modo il settore viticolo è rappresentata dal fatto che fra le superfici ammissibili – che potranno dunque essere abbinate ai titoli per ricevere i pagamenti diretti – figurano per la prima volta anche i vigneti. Ne consegue che all’atto della presentazione della DU 2015 i viticoltori specializzati (o, ad ogni modo, le aziende con superfici viticole) potranno richiedere l’assegnazione dei titoli anche sulla superficie coltivata a vigneto e, in seguito, potranno abbinare annualmente tale superficie ai diritti all’aiuto per ottenere i pagamenti diretti.
Occorre precisare che per poter beneficiare dei nuovi titoli bisognerà inoltre essere “agricoltori attivi” (tabella 1), nonché dimostrare di aver attivato almeno un diritto all’aiuto nel 2013; vista e considerata la loro particolare condizione, in deroga al regolamento, i viticoltori specializzati saranno ad ogni modo esentati dal possesso di quest’ultimo requisito.
Un’altra novità molto importante riguarda il cosiddetto “spacchettamento” dei pagamenti diretti. Il MIPAAF (Dm n.6513 del 18/12/2014) ha infatti deciso di attivare ben cinque componenti di aiuti diretti (tabella 2):
–    Il pagamento di base, destinato ai possessori dei nuovi titoli all’aiuto;
–    Il pagamento ecologico, che comporta una maggiorazione del valore dei titoli;
–    Il pagamento per i giovani agricoltori, che comporta un ulteriore aumento del 25% del valore dei titoli posseduti da imprenditori agricoli under 40 insediatisi dal 2010 in poi come capoazienda;
Il pagamento accoppiato (art. 52), svincolato dal possesso dei titoli e destinato a produzioni/comparti specifici tra i quali però non risulta quello viticolo;
Il regime semplificato per i piccoli agricoltori, che sostituisce le sopraelencate componenti sotto forma di pagamento forfettario compreso azienda tra i 500 e i 1.250 €/azienda.

Il valore dei titoli
Tutti i particolari nell’articolo a firma Stefano Celiberti pubblicato su Terra e Vita  n.11/2015

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olivoLotta contro il tempo per difendere gli ulivi salentini dalla Xylella fastidiosa, il batterio killer che ne provoca il disseccamento e la morte e che ha contaminato, sinora, almeno 90.000 ettari di superficie. Al massimo entro fine aprile dovrà termine l' estirpazione degli ulivi infetti individuati nella fascia compresa tra il leccese e Oria, nel brindisino, larga 15 kilometri ed utile per creare un'area cuscinetto tra quella già contagiata ed il resto della Puglia. Il tempo di notificare le ordinanze ai proprietari degli ulivi e «nei prossimi giorni - dice il commissario governativo, Giuseppe Silletti – dovranno partire le estirpazioni a di Vincenzo Rutigliano - Il Sole 24 Ore - leggi

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master_fratus_edizionideicammini_reduxE’ finalmente disponibile l’allegato tecnico che uniforma i criteri minimi di monumentalità dimensionale su scala nazionale dei patriarchi arborei, superando de facto le diverse normative regionali che era state determinate fino all’ approvazione delle legge 10 del 2013 (Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani) e del decreto interministeriale del 23 ottobre 2014 (Istituzione dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia e principi e criteri direttivi per il loro censimento).

Si tratta di criteri conservativi che puntano a valorizzare gli alberi già riconosciuti dalle realtà locali: ad esempio il limite minimo relativo alle specie di cedri, sequoie, platani e faggii viene stabilito a 400 cm (apd), per araucarie, calocedri e ippocastani è 350 cm, i castagni a 450 cm.

Il lavoro è stato realizzato dal dottore forestale Angela Farina e dalla sua équipe in seno al Corpo Forestale dello Stato.

>>> Scarica la scheda coi valori minimi di monumentalità

>>> Pagina CFS – Allegati tecnici Campagna Alberi Monumentali e Criteri minimi di monumentalità

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vigneRoma - 11 Febbraio 2015, ore 15:00

Tempo limite per la conversione dei diritti di impianto dei vigneti esteso fino al 31 dicembre 2020, e via libera alla trasferibilità dei diritti di impianto tra Regioni, con “l’abrogazione della possibilità di limitare l’esercizio del diritto di reimpianto ad ambiti territoriali omogenei e limitati al fine di tutelare le viticolture di qualità e salvaguardare gli ambienti orograficamente difficili”. Ecco cosa prevede il decreto del Ministero delle Politiche Agricole, approvato, ieri, in Consiglio dei Ministri.
“Attualmente i diritti di reimpianto detenuti dai produttori viticoli - spiega una nota del Ministero - ammontano a 47.000 ettari (pari al 7% della superficie vitata nazionale); con le modifiche approvate oggi si tende a diminuire il rischio di non utilizzo dei diritti, quindi di perdita di potenziale viticolo nonché di calmierare i prezzi di mercato attualmente in forte aumento”.
“Con questo provvedimento - ha dichiarato il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina - tuteliamo il nostro potenziale viticolo, dando rassicurazioni al settore che chiedeva da tempo un intervento di semplificazione in questa direzione. Il vino è un settore strategico da oltre 14 miliardi di euro con più di 5 miliardi di export, e il Governo è in campo non solo per la sua salvaguardia, ma per accompagnarne la crescita”.
Un provvedimento, quello preso dal Ministero, decisamente caldeggiato da gran parte del mondo produttivo italiano, e chiesto a gran voce in primi dall’Unione Italiana Vini (Uiv), guidata da Domenico Zonin, che ha più volte ribadito la necessità di un intervento simile, a tutela del potenziale vinicolo del Belpaese.
“Un intervento assolutamente positivo - commenta, a WineNews, Domenico Zonin - il rischio era che dei 47.000 ettari di diritti in portafoglio, una parte restasse inutilizzata a causa di blocchi regionali. 47.000 ettari che, tradotti in vino, significano 3,5 milioni di ettolitri potenziali, portando alla definitiva perdita del primato produttivo mondiale di vino - che il nostro Paese si contende, ancora, con la Francia e, da quest’anno, anche con la Spagna. Così invece le Regioni che voglio piantare possono acquistare i diritti delle Regioni che stanno espiantando vigna, e questo è un bene anche perché farà anche un po’ diminuire i prezzi dei diritti stessi, balzati, in media dai 3-4.000 euro ad ettaro di qualche anno indietro, ai quasi 10.000 euro degli ultimi tempi. É un provvedimento utile per limitare la perdita di potenziale vinicolo nel nostro Paese, per quanto sarà possibile, visto il regime attuale voluto dall’Unione Europea, che permette ad ogni Stato di aumentare dell’1% all’anno massimo il volume delle autorizzazioni. Troppo poco, secondo noi, una norma che speriamo sia rivista presto. Ed è molto positivo - continua Zonin - anche il provvedimento che sposta al 2020 i tempi per convertire i diritti in autorizzazioni, il Ministro Martina ha dimostrato fermezza, speriamo continui così. Ora aspettiamo per capire meglio quali saranno i criteri per la gestione delle autorizzazioni, ma già il fatto che saranno gestite a livello nazionale è positivo. Solo difendendo il vigneto italiano - conclude il presidente Domenico Zonin - aiuteremo anche i produttori delle regioni più deboli che potranno rivolgersi al mercato nazionale trovando sicuramente un maggior numero di acquirenti per la vendita dei propri diritti e spuntando certamente prezzi migliori rispetto al ristretto mercato regionale. Anche in questo senso credo si muova il decreto approvato dal Governo che, come afferma il ministro Martina, è in campo per la salvaguardia e per accompagnare la crescita di un settore strategico, quello vitivinicolo, che esporta più di 5 miliardi di export”.
Misure che piacciono anche a Federvini: “grazie al Ministro Martina - spiega la federazione guidata dal presidente Sandro Boscaini e dal dg Ottavio Cagiano - le disposizioni firmate dal Ministro sono indispensabili per gestire al meglio il passaggio dal sistema dei diritti alle nuove autorizzazioni. Dispiace solo che arrivino al termine di una procedura che ha visto un forte contrasto con alcune Regioni”.
L’associazione nazionale delle Città del Vino (400 Comuni a vocazione vinicola) boccia, invece, il decreto del Ministero delle Politiche Agricole sulla trasferibilità dei diritti d’impianto tra Regioni: “un duro colpo ai territori minori che ora rischiano di sparire dalle mappe enologiche italiane. A tutto vantaggio delle aree già forti e delle mode”.

Focus - Il decreto in sintesi
Il Consiglio dei Ministri del 10 febbraio 2015 ha autorizzato il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, ad adottare il provvedimento che prevede alcune modifiche alla disciplina nazionale in materia di diritti di reimpianto e talune prime decisioni sull’entrata in vigore del nuovo sistema autorizzativo di nuove superfici vitate e, in particolare:
1 - Il termine ultimo per presentare la richiesta di conversione in autorizzazione dei diritti di impianto, concessi ai produttori anteriormente al 31 dicembre 2015, è fissato al 31 dicembre 2020;
2 - Qualora i diritti di impianto non siano stati utilizzati al 31 dicembre 2015, il produttore può fare richiesta di conversione in autorizzazione. L’autorizzazione ha la medesima validità del diritto che l’ha generata e, qualora non utilizzata, scade al più tardi il 31 dicembre 2023.
3 - L’intervento consentirà a coloro che sono attualmente in possesso di un diritto di reimpianto valido, di poterlo trasferire su tutto il territorio nazionale entro il 31 dicembre 2015. Scaduto tale termine, ed entrato in vigore il nuovo sistema autorizzativo, i diritti di reimpianto ancora validi, non potranno più essere trasferiti.

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grandi risultatiFIRENZE – Il nuovo Psr, il Programma di sviluppo rurale della Toscana, per gli anni 2014-2020 sta per prendere il via. Stamani a Firenze, nella sede della presidenza della Regione, i punti principali del nuovo strumento di programmazione che porterà in Toscana, complessivamente, da ora al 2020, 961 milioni di euro, sono stati illustrati dall'assessore all'agricoltura e foreste Gianni Salvadori ad una numerosa platea di rappresentanti e funzionari degli enti locali toscani, Unioni di Comuni, Province, Comunità montane.

"Nell'ultimo anno della passata programmazione – ha detto Salvadori aprendo l'incontro – la Toscana ha fatto uno sforzo straordinario ed è riuscita a spendere ben 148 milioni sul Programma di sviluppo rurale 2007-2014, abbiamo superato di 29 milioni l'obiettivo e di questo ringrazio Artea e tutto l'assessorato all'agricoltura della Regione, le associazioni di categoria e tutti voi, per il contributo che è stato dato. Insieme – ha sottolineato – siamo riusciti a garantire alle imprese agricole e agroalimentari della Toscana una mole di finanziamenti di importanza strategica. In passato non era mai stato raggiunto un simile risultato."

Ma il futuro non sarà da meno. "Quest'anno dobbiamo spendere – ha detto ancora Salvadori – 160 milioni di euro e lo faremo coinvolgendo voi e il sistema delle imprese in maniera completamente innovativa. Lunedì prossimo porterò in giunta una delibera che stabilisce il cronoprogramma dei prossimi bandi del nuovo Programma di Sviluppo Rurale, in maniera che le imprese sappiano quando ci saranno i bandi e su che cosa saranno mirati, e potranno impostare meglio gli investimenti."

Ma quali saranno i primi bandi? "I primi – ha aggiunto Salvadori – saranno quelli relativi alla competitività, i bandi per i PIF, piani integrati di filiera e i PIT, piani integrati territoriali, che contiamo di far uscire entro marzo. Vogliamo dare un segnale forte, ovvero che la Toscana è pronta e farà uscire i bandi per garantire alle imprese i finanziamenti, anche se l'Unione Europea non è in grado di sottoscrivere formalmente il PSR almeno fino alla fine di maggio."

Intanto da lunedì prossimo partirà anche la nuova campagna volta a informare tutto il tessuto agricolo e rurale sulle opportunità che verranno messe in campo dal nuovo Programma di Sviluppo Rurale.

Oltre ad una serie di inserzioni sui quotidiani, l'intero territorio della Toscana sarà tappezzato di grandi manifesti che metteranno in risalto il lavoro di squadra che coinvolgerà tutti i soggetti interessati a vantaggio delle aree agricole e rurali. La campagna, che viaggerà anche sugli autobus, recherà lo slogan "L'agricoltura in Toscana- In campo per grandi risultati".

Un breve messaggio spiegherà poi che quasi un miliardo di euro sarà investito in Toscana per assicurare crescita della competitività, sviluppo delle zone rurali e salvaguardia dell'ambiente. "Per una squadra – conclude la campagna – sempre più preparata e vincente."

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