Il congresso straordinario dell’AIFO, dopo 20 anni di attività associativa, si è concluso con una affermazione semplice e definitiva: l'olio extravergine artigianale esiste in Italia perché esistono 5000 frantoi oleari, perché si coltivano 500 cultivar, perché si esercita la professione del mastro oleario e quindi l’olio dalle olive può definirsi artigianale quando, in questo specifico contesto, è il risultato della sapiente creatività dell’artigiano, l’unico vero produttore di olio extravergine. Gli altri cosiddetti produttori d’olio in realtà fanno olive (gli agricoltori) o confezionano bottiglie (imbottigliatori e grandi marchi).
Perché abbiamo parlato di specifico contesto? Perché è la realtà del nostro Paese, produttiva e storica, a qualificare e definire il made in Italy, l’olio prodotto italiano.
5000 frantoi per 500 cultivar: sarebbe sufficiente questo dato per mettere fine ad inutili e pretestuose discussioni e riconoscere che la salvaguardia di questo patrimonio è nell’interesse di tutti, o almeno di tutti coloro che vogliono difendere l’olivicoltura nazionale e il diritto dei consumatori a scegliere, tra i tanti diversi oli, quello che gli piace di più.
I delegati al congresso sono stati fortunati perché non hanno dovuto ascoltare la solita nota e stupida contestazione “tutti gli oli dalle olive sono fatti in frantoio”, così come si diceva “tutte le paste sono fatte in un pastificio”.
Ci ha pensato l’Autorità per la concorrenza a fare giustizia di una simile fesseria quando ha sentenziato a proposito della pasta artigianale “…la valutazione delle diciture utilizzate nei messaggi, “pasta artigianale” e “prodotto artigianale”, dipende dall’incidenza relativa e dalla valorizzazione dell’apporto umano, eventualmente legato all’utilizzo di metodologie ed utensili tradizionali, nel sistema di produzione adottato dall’operatore. Sulla base di quanto accertato nel corso dell’istruttoria, è emerso che tutte le società parti del presente procedimento realizzano la propria produzione attraverso procedure diversificate caratterizzate, seppure in misura variabile, dalla significatività dell’apporto umano. In particolare, risulta che le fasi della lavorazione siano effettuate o manualmente o sotto il controllo diretto del personale addetto, con un apporto limitato delle procedure automatizzate, peraltro in certa misura necessarie trattandosi di produzioni in serie, data la natura del prodotto”.
In più, per quanto riguarda l’olio dalle olive, c’è la scelta, che fa il mastro oleario, delle cultivar, della loro selezione e miscelazione ed infine la scelta tra le diverse modalità di produzione per ottenere quello specifico prodotto, il suo extravergine unico e irripetibile.
L'olio artigianale vale oggi il 26% del mercato. Il dibattito ha messo in luce che il problema è quello di farlo riconoscere al consumatore sullo scaffale del supermercato. La domanda è stata girata ai rappresentanti della GDO che hanno seguito i lavori congressuali e la risposta è stata univoca, la definizione in etichetta di prodotto artigianale è un ulteriore elemento di informazione e di trasparenza verso i consumatori. E lo stesso discorso vale per il commercio online. Quindi ben venga. Ma c’è di più, e sarà bene che ne tengano conto coloro che scrivono i decreti delegati per l’attuazione del piano olivicolo, gli investimenti in promozione possono portare l’olio artigianale ad essere il 50% del consumo di olio d’oliva con tutte le positive ricadute che questo può avere sulle coltivazioni e quindi sul commercio delle olive. Ci riflettano gli agricoltori e le loro organizzazioni.
Ora tocca ai frantoiani: mettiamoci la faccia e un po' di orgoglio. Non abbiamo bisogno né di norme, né di autorizzazioni. Abbiamo già una legge (regionale) che riconosce che l’unica impresa, che può definirsi produttore di olio dalle olive, è il frantoio artigiano, una legge che attribuisce la responsabilità del prodotto al mastro oleario e ne istituisce l’albo professionale e abbiamo l’AIFO, una forza associativa in grado di difendere i nostri diritti e gli interessi delle nostre imprese.
“Siamo artigiani, produttori dell’olio artigianale” e allora dalla prossima campagna facciamo un olio secondo i parametri previsti dal consorzio di tutela che dobbiamo fondare e mettiamo sul mercato i nostri tanti e diversi oli artigianali. Poi la parola passa al consumatore.
di Giampaolo Sodano
pubblicato il 27 maggio 2016 in Pensieri e Parole > Editoriali