Prove di nuova Pac in campo. Quest’anno la soia prende il largo
e già da mesi il seme è
introvabile, ma anche colza e soprattutto favino stanno sgomitando per
ritagliarsi una posizione di rispetto negli ordinamenti colturali 2014-2015 che
coincideranno con l’entrata in vigore della nuova Pac. La quale prevede per le
aziende con superficie a seminati o compresa tra 10 e 30 ettari l’obbligo di due
colture e per le aziende con seminativi oltre i 30 ettari, le tre colture.
Obbligo legato alla possibilità di
incassare il cosiddetto greening, il pagamento ecologico, che rappresenta il
30% dei futuri aiuti diretti. In sostanza non se ne può fare a meno e quindi è bene diversificare le colture.
E diciamolo francamente è
un bene che la rotazione torni al centro della Pac perché suddividere il rischio di
impresa su più colture e
quasi sempre un buon affare anche per il portafoglio oltre che per gli indubbi
vantaggi agronomici.
Una coltura di favino seminata quest’anno
in collina in avvicendamento al grano
Il favino apporta tanta fertilità
Questa coltura a fine ciclo lascia disponibili nel terreno 40-50
unità di azoto, una buona
dotazione di humus grazie ai residui colturali e libera i terreni per il mese
di giugno. Pertanto precede bene i cereali. Il favino va seminato tra i primi
di ottobre al Nord e la prima quindicina di novembre al Sud ed occorre prestare
attenzione alla profondità di
semina che non deve scendere mai sotto i 6 cm.
L’obiettivo di semina deve essere di 50-60 piante al mq quindi la
quantità di seme e compresa
tra 160 e 220 kg/ha.
Ormai i granicoltori più
avveduti del Sud mettono il favino in rotazione costante con il frumento
duro e così facendo
ottengono produzioni eccellenti e crescenti del cereale proprio perché il favino e una coltura
miglioratrice. Anche la nuova Pac con molta probabilità la sosterrà
con aiuti specifici. Inoltre il favino così
come soia e medica potrebbero trovare spazio anche nelle aree ecologiche
previste dal greening. Ma per essere certi di questo si devono aspettare le
decisioni finali del nostro Ministero.
In
primo piano un terreno che aspetta la semina del mais e sullo sfondo una
coltura di colza in piena fioritura
Il colza invernale da olio
E’ una coltura che in Italia non riesce a trovare una sua
stabilità. Ma la nuova Pac
potrebbe dargli vigore ed infatti quest’anno un po’ più di colza si vede in giro. L’epoca di semina va
posizionata entro la fine del mese di settembre. Il seme e molto piccolo quindi
il letto di semina deve essere ben preparato ed affinato e occorre usare una
seminatrice pneumatica da cereali molto precisa nella deposizione.
Il colza va seminato per tempo per ottenere
una rapida copertura dell’interfila,utile per tenere a bada le infestanti
La densità di
semina varia a seconda della colza prescelta da 60 a 75 semi al mq. Il colza
non dovrebbe tornare sullo stesso appezzamento prima di 3-4 anni per ridurre al
minimo al diffusione di patogeni. Molta attenzione va dedicata alla raccolta
data la delicatezza delle silique per evitare la perdita di seme. Quindi vanno
preferite barre di taglio avanzate che oltre alle barre laterali prevedono
l’avanzamento di circa 1 metro della barra di taglio orizzontale e anche
dell’aspo.