Se non ci saranno altri rinvii, entro il 2017 i mezzi agricoli più vecchi, quelli immatricolati prima del 1974, dovranno essere revisionati. Seguiranno, nel 2018, quelli immatricolati tra il 1974 e il 1990 e così via. Sono previste 500.000 revisioni all’anno fino al 2020. Le verifiche scoperchierebbero un pentolone di 1 milione e 700mila mezzi con più di 30 anni di età da rimettere in forma con un complesso giudizio di convenienza da fare caso per caso.
Di revisione si parla dal 1992. “È un'opportunità per migliorare i livelli di sicurezza sul lavoro e in strada – sottolinea il presidente di UNCAI Aproniano Tassinari –, eppure responsabilità e modalità sono ancora incerti e molte officine solo in teoria sono attrezzate. Per questo si rende necessaria una nuova proroga, se non già nel Milleproroghe che verrà convertito in legge a fine febbraio, in un altro atto legislativo. Mancano le strutture per revisionare entro dicembre i primi 500.000 trattori”.
"Mipaaf e ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – aggiunge Aproniano Tassinari – continuano a rimpallasi le responsabilità. Ai due ministeri dovrebbe aggiungersi quello del Lavoro, viste le sue competenze in tema di formazione, ma resta escluso perché non è citato nel Codice della strada.”.
Il prezzo da pagare è però alto.
Nel 2015 l’Osservatorio Inail ha registrato 137 infortuni mortali con trattore, di cui 106 causati dal ribaltamento del mezzo. Il dato non sorprende se si considera che 668mila trattori sono sprovvisti di strutture di protezione in caso di capovolgimento e sono un milione e 240mila quelli senza cinture di sicurezza. “È difficile negare il nesso tra macchine vecchie e frequenza di incidenti. In Germania e Spagna, dove la revisione periodica dei mezzi agricoli è una realtà da molti anni, il numero di incidenti è diminuito drasticamente.
La sicurezza è irrimandabile. Tuttavia la revisione e le norme non devono incidere sul principio di sostenibilità economica delle aziende. “Al contrario devono diventare un’opportunità per migliorare la gestione delle imprese e per rinnovare le attrezzature con una politica di incentivi. Per adeguare il parco circolante sono stati calcolati tra i 425 e i 975 euro per mezzo. Al contrario il costo medio di ogni incidente è di 30.000 euro, lo stipendio lordo di un lavoratore. Inoltre la revisione può diventare un’opportunità occupazionale nelle officine, soprattutto per i giovani. Il risultato del comportamento delle istituzioni è l’aggravarsi dei problemi”, conclude il presidente di UNCAI.